Riunione di famiglia by Roisin Meaney

Riunione di famiglia by Roisin Meaney

autore:Roisin Meaney [Meaney, Roisin]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Women, Family Life, General
ISBN: 9788822728753
Google: v7x-DwAAQBAJ
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2019-03-04T13:18:31+00:00


Caroline

«Non mi lascerai sola, vero? Non lasciarmi, ti prego!».

«Neanche per idea».

Il dolore arrivò un’altra volta, come un coltello caldo e affilato. Strinse i denti e provò a non strizzare troppo forte la mano di Florence.

«Strizzala quanto vuoi», le ordinò lei. «Lo sopporto».

«Ho tanta paura», disse, quando riuscì di nuovo a parlare. «Florence, sono così terrorizzata».

«Non esserlo. Le donne lo fanno di continuo. È la cosa più naturale del mondo».

«Non ci riesco. È troppo difficile, fa troppo male. Non ce la posso fare».

«Bambina mia, ormai la vedo dura per te fare marcia indietro. Andrà tutto bene, ce la farai, sei forte abbastanza… E io sarò qui. Non andrò da nessuna parte».

Passò il tempo. Non aveva idea di quanto ne fosse trascorso. Era consapevole solo di quel dolore cocente e incandescente: la inglobava, ci viveva dentro, ci era immersa. La spingeva a gridare e a imprecare, la costringeva a sbraitare contro Florence e le infermiere, mentre le sue urla, le sue lacrime e il suo moccio sgorgavano via veloci come il sudore che inzuppava il lenzuolo sotto il suo corpo.

«Respira», le dicevano le infermiere, «così, brava!». E respiravano con lei. «Aspetta a spingere», le dicevano, mentre grugniva come un animale, urlava ancora, provava a respirare come le mostravano e si aggrappava alla mano di Florence come se fosse l’unica cosa in grado di tenerla in vita.

Passò altro tempo. Qualcuno le accarezzava il braccio, qualcun altro le diceva che stava andando benone, che ormai c’era quasi, le chiedeva di tenere duro, e quel qualcuno era Florence, la sua amica, la sua àncora di salvezza. “Ti voglio bene”, aveva detto Caroline, o tentato di dirlo, anche nel bel mezzo dell’agonia, ma era sopraggiunto altro dolore, dolore su dolore su dolore, una nuova e insopportabile fitta lancinante – «Ora, spingi!», le ordinò qualcuno, un uomo, e con le ultime forze che le restavano spinse, ruggì e spinse, gemette e urlò e spinse, e lo fece con tutta la forza che aveva in corpo – e alla fine spinse fuori il suo bambino.

«Grazie a Dio è finita», disse Florence. «Non so tu, ma io darei tutto per una tazza di tè».

«Sei stata bravissima, bambina mia», continuò. «Non hai mollato, sei andata avanti… E sei la campionessa della respirazione. Sono molto fiera di te».

«Intendiamoci», aggiunse, «a volte parlavi come un camionista inferocito ma, vista la condizione in cui eri, immagino che si possa chiudere un occhio».

«Penso che mi verranno un bel po’ di lividi», continuò, piegando la mano, «ma te l’ho detto io di strizzare, quindi me la sono cercata. Sei più forte di quanto sembri, devo ammetterlo».

«Quando torni a casa», proseguì, «dobbiamo pitturare la tua stanza: le farebbe bene una rinfrescatina. Perciò pensa al colore che ti piacerebbe… Ci starai tu fino ad agosto».

«Bevi il tuo tè», la incoraggiò, «e mangia quel pane tostato prima che si raffreddi. Ti farà bene, su».

Parlava a ruota libera, ignorando il fiume di lacrime che scorreva dagli occhi di Caroline, mentre le infermiere le porgevano il suo bambino e cercavano



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